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Semifreddo al torrone

Ottimo semifreddo al torrone ideale per la stagione estiva quanto per le feste natalizie, si scioglie in bocca come un gelato e delizia il palato con il suo intenso sapore di mandorla.
Il semifreddo al torrone è un dolce morbido, aromatizzato all’arancia ed arricchito dal cacao che dona un piacevole contrasto dolce-amaro a questa fresco e stuzzicante dessert.

Ingredienti:

  • 300 gr torrone friabile
  • 6 tuorli
  • 200 gr zucchero
  • 4 albumi
  • 30 gr liquore all’arancia
  • 350 gr panna
  • 30 gr scagliette cioccolato
  • 20 gr cacao
Battete i tuorli con lo zucchero sino ad ottenere un composto spumoso, amalgamate il liquore.

Cuocete a bagnomaria finché la crema si addensa, poi mettete il tegame in acqua fredda e ghiaccio per fermare la cottura.

Montate la panna e separatamente gli albumi a neve ben soda, poi unite entrambi delicatamente alla crema. Frullate il torrone sino a ridurlo in polvere e unitene circa un terzo al composto.
Foderate una teglia a bordi alti con la pellicola per alimenti ed alternate una spolverata di torrone con uno strato di crema sino ad esaurimento di tutti gli ingredienti. Guarnite la superficie con cacao e scagliette di cioccolato.
Mettete in freezer per almeno 8 ore, al momento di servire capovolgete il semifreddo in un piatto,

tagliate a fette e servite al cucchiaio, spolverando se volete con un po’ di cacao amaro.

Curiosità:

Il torrone è un dolce molto antico, conosciuto già al tempo dei romani e considerato tipico in molte regioni, non solo italiane. Il suo termine deriverebbe dal latino torreo che significa “abbrustolire”, con riferimento alla tostatura delle mandorle. Alcune correnti di studiosi gli attribuiscono origini arabe. Col tempo il consumo di questa leccornia si è legato sempre più alla tradizione natalizia. Il torrone è fatto a base d’albume d’uovo, miele e mandorle ed i suoi principali centri di produzione sono Cremona e Benevento.

 

Cremona, oltre a essere celebre nel mondo per l’antichissima tradizione liutaia, rafforzata dalla fama del maestro Stradivari, ospita alcune delle più famose aziende produttrici di torrone. La città fu per un certo periodo “capitale del nord Italia”, vanta un grandioso passato mercantile, grazie ai commercianti che giungevano da tutto l’Oriente si deve la conoscenza di questa ghiottoneria. Secondo la tradizione cremonese il primo torrone sarebbe stato servito il 23/10/1441 in onore delle nozze di F. Sforza con A. M. Visconti, modellato riproducendo il torrazzo, torre campanaria della città, da cui avrebbe preso il nome. Questo episodio viene rievocato ogni anno a Cremona, in novembre, durante i tre giorni della” festa del torrone”, celebrata lo scorso anno dal 16 al 18 novembre ed avente come tema “il viaggio”. Sotto alcuni scatti di questa bella manifestazione.

 

Violino fatto di torrone posizionato sotto il Duomo.

 

Mappamondo realizzato con il torrone

 

Prodotti di alcuni espositori

 



Scorci di Cremona

Il Municipio
Dimostrazione di come si prepara il torrone

 

Auto d’epoca della ditta Sperlari

 

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Torta di rose



Ingredienti per l’impasto:

 

  • 100 g zucchero
  • 250 g  latte
  • 600 g farina 00
  • 100 g burro
  • 30 g  lievito birra
  • 5 tuorli

 

Lavorate con una frusta elettrica i tuorli con lo zucchero ed il lievito di birra,
sino ad ottenere un impasto cremoso. Ammorbidite il burro a temperatura ambiente,

 

lo amalgamate alla crema, poi aggiungete il latte tiepido e la farina poco per volta, sino ad avere un impasto omogeneo.
Ricoprite con una pellicola per alimenti e lasciate lievitare per circa un’ora sino al raddoppio del suo volume.

 

Rompete la lievitazione e aspettate nuovamente che raddoppi il volume, intanto preparate la crema.
Ingredienti farcitura:

 

  • 80 g zucchero a velo
  • 60 g burro
  • ½ bicchierino liquore all’arancia

 

 

Lavorate con lo sbattitore elettrico il burro e lo zucchero sino ad ottenere una crema bella spumosa ed incorporate il liquore.
Dividete la pasta in una dozzina di pezzi, fate delle strisce, spalmate un po’ di crema sulla superficie e arrotolate le strisce su se stesse.
Mettete le “rose” in una teglia ricoperta di carta forno, spalmate un po’ di crema sulla torta.
Ricoprite con pellicola per alimenti e lasciate lievitare nuovamente per circa un’ora.
Infornate a 170° per 55 minuti. Quando la torta si è raffreddata sistematela in un piatto.
Servite accompagnando a piacere con tè, caffè o vino bianco a seconda dell’occasione.
Torta di bella presenza, sapore squisito e profumo intenso che conquista anche i palati più esigenti.
Un dessert soffice e buonissimo, adatto per le feste importanti o quando volete stupire i vostri ospiti.
Curiosità:
La rosa è un fiore celebre fin dall’antichità, i romani lo utilizzavano per aromatizzare vivande e per cucinare dolci prelibati. Esistono circa 250 specie di rose coltivate: rampicanti, ricadenti, prostate,rifiorenti, nane… ed altrettante spontanee, fra queste la più nota è la rosa canina, con i suoi frutti ricchissimi di vitamina C si possono preparare ottime confetture e liquori. Attualmente sembra che esistano circa 20 mila varietà di rose. Le rose vengono utilizzate in campo erboristico, estetico, farmacologico e per la preparazione dei profumi e dei gelati. Sotto alcuni scatti alla “regina dei fiori”.

 

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Lasagne al ragù

Ingredienti per il sugo:

  • g 700 macinato magro
  • g 600 passata pomodoro
  • olio e sale
  • rosmarino e  aromi misti
Rosolate la carne macinata in una padella unta di olio ed un rametto di rosmarino, aggiungete il sale e una spruzzata di aromi misti. Intanto fate cuocere in un tegame la passata di pomodoro e salate.

 

Quando la carne è ben rosolata, unite la passata e continuate la cottura a fuoco lento per circa un paio d’ore.
Ingredienti per la besciamella:
  • g 400 latte
  • 2 cucchiai farina bianca
  • 20 gr burro
  • sale, pepe e noce moscata
Fate sciogliere in un tegame il burro, poi unite la farina continuate a mescolare con un cucchiaio velocemente per evitare la formazione di grumi e lasciate intiepidire. In un altro tegame fate scaldare il latte e quando inizia a sobbollire, lo versate poco alla volta nel primo tegame, che metterete nuovamente sul fuoco, rimestando velocemente sino a ottenere un composto bello cremoso.
Salate, pepate, aggiungete un po’ di noce moscata e infine spegnete il fornello e lasciate riposare coperto per evitare che la superficie si rapprenda
Ingredienti per le lasagne:
  • 250 g pasta pronta per lasagne
  • 2 mozzarelle
  • g 120 prosciutto cotto
  •  besciamella e latte
  • 100 g grana grattugiato
  • sugo
In una pentola con abbondante acqua salata ed un cucchiaio d’olio fate cuocere per 5 minuti la pasta (anche quella già pronta per il forno, perché le lasagne risultano meno collose), scolate la sfoglia e  stendetela su un canovaccio pulito.
Bagnate con il latte il fondo di una teglia, stendete uno strato di sfoglia e ricoprite con qualche pezzetto di prosciutto affettato, 2 cucchiai di besciamella, tre cucchiaiate di sugo, qualche pezzetto di mozzarella e una spolverata di grana, ricoprite nuovamente con la pasta e gli altri ingredienti sino ad esaurimento degli stessi, irrorando con il latte la superficie per evitare che cuocendo si secchi.
Infornate per 40 minuti a 180°, aggiungendo 5 minuti prima del termine una mozzarella a pezzetti e un po’ di latte se necessario.
Tagliate le porzioni di lasagne e servite ben calde.

Un primo piatto buonissimo che può costituire un piatto unico, perché molto saziante e nutriente. Durante la preparazione è molto importante mantenerlo ben umido, per fare che non si presenti secco in tavola. La preparazione richiede un certo impegno e un po’ di tempo, ma il risultato è eccellente. Volendo si possono aggiungere un paio di uova lessate e tagliate a fettine, come negli scatti mostrati di seguito.

 

Curiosità
Le lasagne al forno, dette anche pasticcio, sono di origine antichissima, già nell’antica Roma c’era un piatto simile chiamato lasana, che significa recipiente e veniva condito con legumi e formaggi. Nel 1284 un frate storiografo parmigiano, parlando di un suo confratello lo descriveva come “gran mangiatore i lasagne”. In tempi recenti è stato introdotto come formaggio l’uso della mozzarella o delle sottilette. Nelle varie regioni italiane, la ricetta classica viene modificata in vari modi sia nella pasta che nel ragù.

 

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Orate al finocchietto

Le orate al finocchietto sono un piatto gustosissimo, leggero e semplice da preparare. Noi ve lo proponiamo con un contorno di patate a cubetti e pomodorini tagliati a metà, rosolati in un po’ d’olio d’oliva, salati e cotti coperti con l’aggiunta di un po’ d’acqua ed una spolverata di prezzemolo finale.

Ingredienti per 2 persone:
1 mazzetto Finocchietto
600 gr Orate
q.b. Mirto e Rosmarino
1 Limone
5 bacche Ginepro
q. b. Sale e Pepe
Olio Extra Vergine Oliva

 

Raschiate le squame e tagliate la coda e le pinne alle orate, poi lavate aromi e limoni.
Tagliate il limone a rondelle e fate a spicchi, infilate il finocchietto nelle branchie e nella pancia delle orate.
Ricoprite una teglia con carta forno, disponete all’interno il mirto e il rosmarino, adagiate sopra le orate che avrete riempito col limone, salate, pepate, aggiungete le bacche di ginepro e un po’ d’olio.
Richiudete la carta forno a cartoccio, in modo che le orate restino belle umide nel loro intingolo.
Infornate a 200° per circa mezz’ora, intanto preparate a parte un contorno a piacere.
Svuotate l’interno delle orate e sistematele in un piatto, accompagnandole con ciò che avete preparato.
Servite le orate intere o a metà senza lische, ben calde. Consigliamo di consumarle con del vermentino.
Consiglio:
Per la buona riuscita del piatto consigliamo di fare attenzione alla freschezza ed alla provenienza del pesce. Le nostre orate sono provenienti da Stintino (SS), nel golfo dell’Asinara, per noi è stato facile poter acquistare un pesce fresco, pescato in quel mare, perché nei giorni scorsi eravamo proprio in quella zona. Di seguito vi mostriamo alcuni scatti dei giorni appena trascorsi in questa stupenda isola.

Curiosità:
Il finocchio selvatico o “finocchietto” conosciuto sin dall’antichità per le sue proprietà aromatiche, è una pianta spontanea, mediterranea, perenne, dal fusto ramificato, alta fino a 2 metri. Si utilizzano foglie, fiori e frutti ( impropriamente chiamati semi), è diuretico, anti-infiammatorio,epatico. Le tisane fatte coi suoi frutti sono efficaci contro i gonfiori addominali da aerofagia. L’espressione “lasciarsi infinocchiare” deriva dal fatto che in passato osti disonesti servivano agli avventori un piatto di questo ortaggio prima di propinare loro i vini più scadenti, poiché mangiando finocchio crudo si altera la sensibilità delle papille gustative.

 

Fotografie scattate in questa prima metà di maggio in Sardegna.

Interno di una chiesa a Castelsardo addobbata per la festa dell’8 Maggio.

 

Esterno della bellissima chiesa, diroccata ed in disuso, di San Pantaleo a Martins (SS)

 

navata laterale e dipinti al suo interno.

 

Stemma araldico all’esterno di palazzo Peretti e cupola policroma della chiesa di San Michele ad Alghero.

 

Scorcio di mare e spiaggia “li cossi” a Costa Paradiso.

 

Capo Testa a Santa Teresa di Gallura.

 

Tramonto sul golfo dell’Asinara.

 

Panorama di Capo Caccia sulla costa occidentale.

Murales ed artigianato a Cannigioni (Olbia-Tempio).

 

Comignoli delle case e piazzetta a Porto Cervo.

 

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Dolce leggero all’arancia

Ingredienti:

 

  • 50 gr amido di mais
  • 5 amaretti
  • 50 gr farina di segale
  • 4 uova
  • 50 gr canditi all’arancia
  • 1 bicch. di whisky
  • 100 gr zucchero a velo
  • 50 gr pinoli
  • 1 cucchiaino di lievito

 

Frullate nel mixer canditi, amaretti e pinoli

 

poi aggiungeteli ai tuorli e sbattete il composto sino a renderlo ben spumoso, aggiungete il liquore e le farine, mescolate sino a quando è ben omogeneo. Montate gli albumi con lo zucchero a neve ben soda poi uniteli al composto precedente mescolando delicatamente.
Versate in una teglia ricoperta di carta forno.
Infornate a 160° per circa un’ora.
Questo dolce ipocalorico, privo di grassi e con poco zucchero è indicato per chi ha voglia di qualcosa di dolce ma non vuole ingrassare troppo ed anche per una sana e gustosa merenda dei bambini, infatti ai nostri nipotini è piaciuta molto.
Di seguito alcuni scatti dei nostri nipoti.
Nel giardino della zia a settembre dello scorso anno.

 

In costume medioevale in occasione del Palio di Isola Dovarese
Insieme ai nonni ed al babbo in sfilata per le vie del paese.
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Involtini con scalogno

Ingredienti:

  • 100 gr prosciutto cotto
  • 100 gr latte
  • 500 gr petto di pollo
  • 10 scalogni
  • 1 cucchiaino farina 
  • aromi misti
  • aceto balsamico
  • sale e pepe
  • succo di ½ limone
  • salvia
  • 1 mozzarella
  • olio evo

Tagliare pollo,  mozzarella e cipolla a fettine.
Stendete una fettina di pollo sul tagliere, ricoprite con prosciutto e pezzetti di mozzarella e avvolgete rigirando su se stessa.

In una padella unta d’olio, mettete qualche foglia di salvia e fate rosolare gli involtini, spolverate con sale, pepe ed aromi, versate il latte 
continuate la cottura per 15 minuti, coperti, rigirando almeno una volta.
In un’altra padella unta con un po’ d’olio, mettete gli scalogni, ½ bicchiere d’acqua, salate e fate cuocere per 15 minuti, aggiungete l’aceto balsamico, una spruzzata di limone, la farina e continuate la cottura per 8-10 minuti.

Disponete in un piatto da portata gli scalogni con sopra gli involtini e portate in tavola ben caldi.
Un secondo piatto completo e succulento, di bella presenza e dal profumo avvolgente, che vi farà venire l’acquolina in bocca. Davvero prelibato, l’intingolo agrodolce e denso degli scalogni si scioglie in bocca, mentre il pollo tenero e gustoso si lascia assaporare più a lungo soddisfacendo appieno il palato.
Curiosità:
Lo scalogno in botanica è considerato un derivato della cipolla. Originario della Palestina, arrivò in Europa probabilmente con le Crociate ed i popoli celtici. Molto usato in Italia durante il Medioevo, poi lentamente caduto in disuso, oggi è ritornato in auge come vegetale aromatico legato alla gastronomia raffinata. Assomiglia sia all’aglio che alla cipolla, anche nel sapore. Svolge un ruolo salutare grazie alle sue proprietà benefiche: è disintossicante, diuretico, antiossidante e se consumato crudo è ricco di vitamina A e C. Ha un sapore deciso ma piuttosto dolce, non appesantisce l’alito. Le sue foglie raccolte verdi e tritate fini possono arricchire insalate miste.  
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Marubini

I marubini sono un gustoso primo piatto tipico del cremonese, la minestra della domenica e delle feste importanti. Un piatto buono e genuino che sazia senza appesantire e piace a grande e bambini.

Ingredienti per il ripieno:

400 gr Carne di Manzo
½ Salsiccia
Salvia e Rosmarino
Aromi Misti e Sale
Olio Extra Vergine Oliva
1 Uovo
30 gr Grana Grattugiato

Fate rosolare la carne tagliata a pezzetti in una padella con olio, salvia e rosmarino. Aggiungete un pizzico di sale e una spolverata di aromi e continuate la cottura per circa mezz’ora.
Tagliate la salsiccia a metà per il lungo e fatela sgrassare in un a padella sul fornello.
Macinate nel tritatutto la carne e la salsiccia, le versata in una ciotola, unite il grana e l’uovo ed infine amalgamate sino ad avere un ripieno bello omogeneo e compatto.

Ingredienti per la pasta:

  • 300 gr semola
  • 2 uova
  • poca acqua
Disponete la semola a fontana sull’asse, mettete al centro le uova e incominciate a impastare aiutandovi con una forchetta,
aggiungete un poca d’acqua e continuate a impastare con le mani sino a quando la pasta è bella morbida ed elastica (potete prepararla anche in anticipo e poi lasciarla riposare in un sacchetto per alimenti in luogo fresco).
Con l’apposita macchina, tirate lunghe strisce di pasta alte circa 6 cm, poi con il rullino ritagliate dei quadrati e mettete nel mezzo un po’ di ripieno. Piegate in diagonale il quadrato di pasta, premendo sul vertice e lungo i bordi del marubino, poi prendete gli angoli alla base del triangolo ottenuto con il pollice e l’indice e li accavallate uno sull’altro attorcigliando attorno all’indice sx (viceversa se siete mancini).

Fate cuocere in brodo di carne e servite caldi con una spolverata di grana grattugiato.

Se li preferite asciutti, scolateli e conditeli con un po’ di burro nel quale avrete fatto rosolare 3-4 foglie di salvia e poi aggiungete una spolverata di grana grattugiato.
Oppure conditeli con un po’ di sugo di carne ed una spolverata di grana grattugiato.
Questo primo piatto ha per noi e probabilmente per molti della nostra generazione, un ricordo antico, era la ricca minestra del pranzo domenicale, il profumo delle festività, di quando da ragazzi si tornava dalla Messa. Nella bella stagione le finestre e le porte delle case erano sempre aperte e passando per le vie del paese si poteva indovinare cosa avevano cucinato nelle varie famiglie, nell’aria si sentiva il profumo dei sughi, la fragranza degli arrosti, l’aroma delle torte e noi affrettavamo il passo con l’acquolina in bocca.
Di seguito alcuni scatti di Isola Dovarese come si presentava fino agli anni ’60-70.

Chiesa parrocchiale e cortile dei Dovara

ex cortile in contrada San Giuseppe e casa della nonna Chittò Carolina

Cascina Balestreri

 

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Biscotti al torrone

Deliziosi biscotti al torrone inventati per utilizzare il torrone avanzato a Natale. Friabili, fragranti, dal sapore raffinato e molto invitanti. Il gusto deciso e dolce del torrone si fonde con quello più amaro e aromatico del cioccolato fondente, in un connubio straordinario che esalta le qualità di entrambi gli ingredienti. I biscotti al torrone sono dei dolcetti inconsueti e davvero speciali.

Ingredienti:

250 gr Amido di Frumento
60 gr Farina 00
2 cucchiai Sciroppo d’Acero
60 gr Zucchero
100 gr Cioccolato Fondente
150 gr Torrone
20 gr Zucchero a Velo
60 gr Burro
3 Tuorli

Sbattete i tuorli con lo zucchero sino a ottenere un composto cremoso, lavorate con le mani le farine con il burro sino ad avere un impasto omogeneo e frullate il torrone in un tritatutto fino a polverizzarlo.
In una ciotola unite tutti questi composti, aggiungete lo sciroppo d’acero e amalgamate bene sino ad avere un impasto sostenuto e malleabile.
Con le mani fate dei rotolini del diametro di circa 8 mm, lunghi circa 8 cm, accavallate le estremità e li passate in un po’ di zucchero a velo.
Disponete i biscottini sopra la piastra del forno, ricoperta di carta forno e infornate a 170° per 15 minuti.
Lasciate raffreddare, poi intingete l’estremità arrotondata dei biscotti nel cioccolato fondente che avrete fatto sciogliere a fuoco basso per un paio di minuti, poi mettete in luogo fresco per far solidificare il cioccolato.
Ottimi serviti con un buon caffè.
Curiosità:
I semi di cacao furono portati in Spagna da Colombo, dopo la scoperta dell’America, ma nessuno sapeva come utilizzarli. Cortez dopo la conquista degli Aztechi in Messico conobbe una bevanda speciale, amara e piccante, chiamata”cacahuti”o “dono degli Dei”ed il modo per produrla, attraverso la cottura delle fave di cacao.Tornato in Spagna svelò il procedimento appreso, gli spagnoli aggiunsero panna e zucchero e la bevanda divenne simile a ciò che beviamo noi oggi. La cioccolata rimase un segreto nazionale per circa un secolo, poi si diffuse in Francia con le nozze di Re Luigi e una reale spagnola. Alcuni semi di cacao facevano parte del corredo della sposa, per preparare la sua colazione preferita. In Francia vennero aperte molte “Case di cioccolato”, simili ai nostri bar odierni, in seguito la cioccolata si diffuse in Inghilterra per tornare infine in Nord America. Solo a metà ‘800 si scoprì il modo per ottenere il cioccolato solido, unendo burro cacao alla pasta di cacao. A Terni, ogni anno la domenica precedente il 14 febbraio si organizza una manifestazione singolare “cioccolentino”, in collaborazione con l’Eurochocolate di Perugia, attraverso iniziative accattivanti si strega il palato e la fantasia con piatti al cioccolato.

 

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Frittata con cime di luppolo

Ingredienti:

  • 1 mazzetto di luppolo
  • 7 uova
  • 100 gr grana grattugiato
  • olio e sale
  • 1 mozzarella
In una terrina sbattete le uova con il formaggio. Pulite e tagliuzzate il luppolo,
 
poi lo fate cuocere per 3-4 minuti in un tegamino con un po’ d’acqua. Mettete il luppolo nella terrina con le uova e mescolate.
Ponete una padella unta d’olio sul fornello a fuoco moderato, versate metà composto e ricoprite con fettine di mozzarella, poi unite anche l’altra metà del composto, continuate la cottura a fuoco basso, per circa 15-20 minuti, coperta.
 
Capovolgete la frittata aiutandovi con il coperchio, la fate scivolare nuovamente nella padella e cuocete per altri 5 minuti.
 
Con lo stesso procedimento precedente la mettete in un piatto.
 
Tagliate a fette e servite ben calda.
 
La frittata è un secondo molto nutriente, questa con il luppolo e la mozzarella è anche molto buona. Purtroppo l’infiorescenza di questo vegetale si raccoglie solo in primavera, però si può conservare nel freezer. Il caratteristico sapore amarognolo del luppolo conferisce ai piatti, specialmente frittate e risotti, una nota aromatizzante molto particolare. A Isola Dovarese, ormai da 13 anni,il primo sabato del mese di giugno, si festeggia la sagra del luartis, con degustazioni gastronomiche nella piazza del paese.
Curiosità:
La fortuna del luppolo inizia con la sua utilizzazione nella produzione della birra. Questa bevanda, che è antichissima, fu infatti per molto tempo prodotta senza il luppolo: era più dolce di quella che conosciamo noi oggi e sicuramente meno gradevole al palato. Intorno all’800 i tedeschi ebbero l’intuizione di usare il luppolo a questo fine, da quel momento tale pratica si diffuse rapidamente. Infatti quest’erba rende la birra anche più digeribile e più facilmente conservabile. Bisogna però ricordare che il luppolo è controindicato nelle sindromi depressive.
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Risotto con le mele


Ingredienti:

  • 400 gr riso
  • 1 mela
  • 20 gr burro
  • 1 lt brodo
  • 10 cl vino bianco
  • prezzemolo
  • 30 gr fontina
  • 10 cl latte
  • 80  gr grana
  • salvia
  • 100 gr pancetta aff.
  • sale


Tagliate la mela a pezzetti. Sminuzzate la pancetta nel mixer, poi fatela rosolare nella padella, con una noce di burro e la savia, per 2 minuti.


Aggiungete il riso e fatelo tostare per qualche minuto, unite il vino e lasciate evaporare.


Unite la mela e continuate la cottura aggiungendo il brodo quando necessario.


A cottura ultimata spolverate con il prezzemolo, aggiungete la fontina tagliata a dadini ed il pepe e lasciate mantecare, coperto per qualche minuto.


Mettete nei piatti, spolverate con grana grattugiato e servite ben caldo.



Un risotto particolare, dove il sapore aspro-dolce della mela, il gusto saporito della pancetta e quello aromatico del prezzemolo si confondono e si esaltano a vicenda, dando origine ad una nuova saporosità intensa e profumata, molto gradevole.


Curiosità:
Molti studiosi datano le prime testimonianze dell’esistenza della mela e del suo consumo nella dieta umana, circa 6500 anni a. C- Contrariamente a quanto si è sempre sostenuto, non c’è menzione della mela nella Bibbia come “frutto proibito”, nel testo si parla del “frutto dell’albero della Conoscenza”, senza nessuna specifica al tipo di frutto. Secondo le credenze popolari la mela che Adamo ed Eva mangiarono nell’Eden, si fermò in gola ad Adamo: da qui la denominazione di pomo di Adamo. La buccia della mela contiene un’alta percentuale di quercitina, uno dei principali antiossidanti naturali. Un detto popolare recita che “una mela al giorno , toglie il medico d’intorno”.

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